Un certo modo di ragionare ci spinge talvolta a considerare i tempi in cui viviamo come poco felici, e guardandoci attorno diciamo a noi stessi: “Era molto meglio quando personalità davvero grandi calcavano il mondo, o il Paese! Non so proprio perché sono nato in questo momento storico, nel quale non riesco a ritrovarmi!”. Da un certo punto di vista, una affermazione simile appare anche condivisibile: non troviamo attorno a noi veri geni della scienza capaci di innovazioni che lascino il segno; neppure artisti che siano in grado di oscurare i nomi del passato; per quanto riguarda la capacità politica, forse è meglio non approfondire oltre… E allora, come è possibile che accada tutto questo? Se nonostante il progresso tecnico indubbio la società in generale non sembra progredire altrettanto sotto l’aspetto civile, non dovrebbe essere la cultura a produrre questi miglioramenti, che invece latitano? Certamente, se ci aspettiamo questo dalla cultura, intesa come il deposito delle conoscenze e il prodotto del genio umano, il progresso dovrebbe seguire un andamento lineare: anzi, considerato che senza dubbio al giorno d’oggi molte più persone si avvicinano ad essa rispetto al passato, questo andamento dovrebbe crescere, col tempo, in modo esponenziale.
03/10 - Anime vecchie e anime giovani
02/10 - Il "prossimo" e Haiti
Il recente terremoto che ha colpito così tragicamente il già martoriato popolo di Haiti non può non interrogarci sulla giustizia del mondo; certo, chi non ha le conoscenze del Cristianesimo esoterico non può neppure tentare di avvicinarsi ad una risposta: e infatti non lo fa, affidandosi al mistero della volontà divina o rifugiandosi nella casualità. Tuttavia, pur riconoscendo l’operare della Legge di Conseguenza, non possiamo non ricordare a noi stessi le parole del Cristo: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Chi è il “prossimo”? La parola vuol dire “il più vicino”, ma il vicino di ieri non è più lo stesso vicino di oggi: tanto che se un rischio corriamo è quello di attivarci per disastri che colpiscono persone geograficamente molto lontane da noi, e nel contempo non scandalizzarci più per ciò che accade nella nostra vera “prossimità”. Il bombardamento mediatico di questi giorni ha la supremazia sulla nostra capacità interiore di discernimento, e veniamo indotti ad una solidarietà a senso unico. Ci impietosiamo vedendo le tragiche immagini di bambini haitiani privati in un sol colpo di tutti i loro affetti ed effetti, ma il vicino di casa o l’extracomunitario del nostro rione non riesce a far nascere in noi la stessa commozione.
Lasciando da parte le facili analisi oggi di moda da parte di sociologi o psicologi, è vero che il mondo fa ormai parte tutto di un unico fenomeno globalizzato, perché siamo messi in grado di vedere quanto succede a migliaia di chilometri meglio di come una volta potessimo scorgere intorno ad un avvenimento della città vicina; però la domanda da porci è: perché siamo solerti a mettere mano al portafoglio per i bambini di Haiti (cosa ovviamente meritoria e apprezzabile), ma non tiriamo fuori un centesimo per il mendicante che sta dietro l’angolo?
La frase del Cristo termina chiedendoci di amare “come noi stessi”: se non siamo in grado di percepire l’amore verso il nostro prossimo – vicino o lontano che sia – significa che non siamo in grado di palpitare per l’amore in senso generale; neppure verso noi stessi. E se amiamo davvero noi stessi, vuol dire che siamo aperti a questa forza che tutto unisce, e naturalmente siamo spinti anche ad aiutare il nostro prossimo. Non si può amare noi stessi senza amare anche gli altri, “incondizionatamente”.
Chi crede di amare se stesso senza nel contempo amare gli altri, non ama neppure se stesso, e scambia l’amore per il suo opposto. E non è neppure un vero Cristiano.
11/09 - Che cos'è l'Anima?
Approfittiamo del periodo più propizio alla crescita spirituale dell’anno, per cercare di affrontare un tema spesso di difficile comprensione: quello dell’anima e del suo significato. Per ben comprendere il concetto di anima, possiamo utilizzare una volta di più la legge di analogia, e soffermarci sopra un fatto della nostra vita quotidiana, tanto abituale quanto necessario: l’atto di alimentarsi. L’alimentazione consiste nell’ingerire il cibo, nel tentativo di assimilazione, e infine nell’acquisizione dell’energia che ci ha fornito, che dopo tutto è il suo vero fine.
Facciamo le seguenti relazioni: corpo – spirito; cibo – esperienza; energia – anima.
Come l’alimentazione avviene solo durante le ore di veglia della nostra giornata, così la crescita animica può prodursi solo nel corso della vita nel corpo, mentre tutta l’esistenza dopo-morte serve per incorporarne l’esperienza. Possiamo affermare che lo sviluppo animico sia in definitiva il vero scopo della vita. Il cibo può proprio essere rappresentato dall’esperienza, cioè da tutti gli avvenimenti che costellano la vita; questa esperienza è quindi elaborata nella nostra coscienza, così come il cibo ingerito viene lavorato all’interno del corpo e, come l’esperienza, proviene dal mondo circostante nel quale siamo inseriti. Che cosa ricaviamo dal cibo? Se è “buono” e ci fa bene, ne ricaviamo l’energia che ci consente di mantenere in vita il corpo e di agire creativamente verso l’esterno; anche le esperienze che facciamo, quando sono “buone”, nutrono in un certo senso il nostro spirito, che senza di esse non potrebbe manifestare le sue facoltà creatrici.
Vediamo nel corpo l’energia che esso riceve attraverso il cibo? No, ci è invisibile, così come il concetto di anima comunemente sfugge e non si sa darne una spiegazione diversa da quella di spirito. Eppure senza l’energia derivante dal cibo il corpo non potrebbe sopravvivere, al pari dello spirito, che senza l’esperienza incamerata nell’anima non sarebbe in grado si esprimersi compiutamente. Senza cibo il corpo muore; senza esperienza lo spirito non si risveglia. Le immagini della memoria inconscia si registrano nell’atomo-seme del corpo fisico, ma esso non può di per sé essere considerato l’anima, come il sistema digerente non può essere considerato l’energia che dal suo lavoro discende.
Dove si accumula l’energia portata dal cibo? Non possiamo definire ciò con precisione, ma dobbiamo dire che, attraverso il sangue, circola per tutto l’organismo. Allo stesso modo, se ci chiediamo dove l’esperienza si accumula nello spirito, possiamo rispondere che essa, attraverso l’anima, diventa parte integrante dello spirito stesso.