03/10 - Anime vecchie e anime giovani

Un certo modo di ragionare ci spinge talvolta a considerare i tempi in cui viviamo come poco felici, e guardandoci attorno diciamo a noi stessi: “Era molto meglio quando personalità davvero grandi calcavano il mondo, o il Paese! Non so proprio perché sono nato in questo momento storico, nel quale non riesco a ritrovarmi!”. Da un certo punto di vista, una affermazione simile appare anche condivisibile: non troviamo attorno a noi veri geni della scienza capaci di innovazioni che lascino il segno; neppure artisti che siano in grado di oscurare i nomi del passato; per quanto riguarda la capacità politica, forse è meglio non approfondire oltre… E allora, come è possibile che accada tutto questo? Se nonostante il progresso tecnico indubbio la società in generale non sembra progredire altrettanto sotto l’aspetto civile, non dovrebbe essere la cultura a produrre questi miglioramenti, che invece latitano? Certamente, se ci aspettiamo questo dalla cultura, intesa come il deposito delle conoscenze e il prodotto del genio umano, il progresso dovrebbe seguire un andamento lineare: anzi, considerato che senza dubbio al giorno d’oggi molte più persone si avvicinano ad essa rispetto al passato, questo andamento dovrebbe crescere, col tempo, in modo esponenziale.

Ma non è quello che possiamo osservare e sperimentare, pur con tutta la nostra buona volontà. Dobbiamo allora dedurre che non è la cultura, o meglio non è la sola cultura, a formare la base di un vero progresso. Come sempre, se escludiamo l’aspetto spirituale dalle nostre analisi ci imbattiamo in contraddizioni continue e non riusciamo a cogliere il senso di ciò che ci circonda. Noi sappiamo che si incarnano anime vecchie e anime giovani, e che le prime pongono le basi affinché le seconde possano, grazie a questo aiuto, progredire a loro volta più velocemente. Ci sono periodi storici nei quali i grandi dell’umanità sembrano affollare gli avvenimenti, ed altri che appaiono invece desolati. Uno degli ultimi periodi fertili, per quanto riguarda la spiritualità, fu l’inizio del secolo scorso: allora presero un corpo di carne anime molto evolute, e lavorarono assai duramente non tanto, o non solo, per chi li circondava allora, ma soprattutto per chi doveva seguirle, preparando loro un terreno il più buono possibile. È probabile che siamo noi ora a doverne cogliere il messaggio e a saper approfittare della loro semina, il cui prodotto è ora lì apposta per sfamare noi e chi abita oggi la Terra. Anziché lamentarci della situazione, forse dovremmo dirci: “È molto bello sentire su di me questa missione, la missione di divulgare le conoscenze e gli Insegnamenti di quelle anime evolute, perché è adesso il momento che quanto da loro seminato, deve essere raccolto e lavorato per il bene di tutti. E questo è un lavoro che ha bisogno di mani, di cervello e di cuore”.

02/10 - Il "prossimo" e Haiti

Il recente terremoto che ha colpito così tragicamente il già martoriato popolo di Haiti non può non interrogarci sulla giustizia del mondo; certo, chi non ha le conoscenze del Cristianesimo esoterico non può neppure tentare di avvicinarsi ad una risposta: e infatti non lo fa, affidandosi al mistero della volontà divina o rifugiandosi nella casualità. Tuttavia, pur riconoscendo l’operare della Legge di Conseguenza, non possiamo non ricordare a noi stessi le parole del Cristo: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Chi è il “prossimo”? La parola vuol dire “il più vicino”, ma il vicino di ieri non è più lo stesso vicino di oggi: tanto che se un rischio corriamo è quello di attivarci per disastri che colpiscono persone geograficamente molto lontane da noi, e nel contempo non scandalizzarci più per ciò che accade nella nostra vera “prossimità”. Il bombardamento mediatico di questi giorni ha la supremazia sulla nostra capacità interiore di discernimento, e veniamo indotti ad una solidarietà a senso unico. Ci impietosiamo vedendo le tragiche immagini di bambini haitiani privati in un sol colpo di tutti i loro affetti ed effetti, ma il vicino di casa o l’extracomunitario del nostro rione non riesce a far nascere in noi la stessa commozione.

Lasciando da parte le facili analisi oggi di moda da parte di sociologi o psicologi, è vero che il mondo fa ormai parte tutto di un unico fenomeno globalizzato, perché siamo messi in grado di vedere quanto succede a migliaia di chilometri meglio di come una volta potessimo scorgere intorno ad un avvenimento della città vicina; però la domanda da porci è: perché siamo solerti a mettere mano al portafoglio per i bambini di Haiti (cosa ovviamente meritoria e apprezzabile), ma non tiriamo fuori un centesimo per il mendicante che sta dietro l’angolo? La Legge di Conseguenza non vale solo per le vittime dirette del terremoto: anche noi, evidentemente, siamo stati in qualche modo “colpiti”, il che significa che anche la nostra quotidianità deve entrare in crisi e subirne le conseguenze. Forse la spinta alla solidarietà può accendere dentro di noi, vista la vicinanza che sentiamo ora per quel prossimo così lontano, una attenzione in più nei confronti del nostro “vero” prossimo: quello “più vicino” nella realtà, a prescindere da ogni condizionamento esterno.

La frase del Cristo termina chiedendoci di amare “come noi stessi”: se non siamo in grado di percepire l’amore verso il nostro prossimo – vicino o lontano che sia – significa che non siamo in grado di palpitare per l’amore in senso generale; neppure verso noi stessi. E se amiamo davvero noi stessi, vuol dire che siamo aperti a questa forza che tutto unisce, e naturalmente siamo spinti anche ad aiutare il nostro prossimo. Non si può amare noi stessi senza amare anche gli altri, “incondizionatamente”.

Chi crede di amare se stesso senza nel contempo amare gli altri, non ama neppure se stesso, e scambia l’amore per il suo opposto. E non è neppure un vero Cristiano.


11/09 - Che cos'è l'Anima?

Approfittiamo del periodo più propizio alla crescita spirituale dell’anno, per cercare di affrontare un tema spesso di difficile comprensione: quello dell’anima e del suo significato. Per ben comprendere il concetto di anima, possiamo utilizzare una volta di più la legge di analogia, e soffermarci sopra un fatto della nostra vita quotidiana, tanto abituale quanto necessario: l’atto di alimentarsi. L’alimentazione consiste nell’ingerire il cibo, nel tentativo di assimilazione, e infine nell’acquisizione dell’energia che ci ha fornito, che dopo tutto è il suo vero fine.

Facciamo le seguenti relazioni: corpo – spirito; cibo – esperienza; energia – anima.

Come l’alimentazione avviene solo durante le ore di veglia della nostra giornata, così la crescita animica può prodursi solo nel corso della vita nel corpo, mentre tutta l’esistenza dopo-morte serve per incorporarne l’esperienza. Possiamo affermare che lo sviluppo animico sia in definitiva il vero scopo della vita. Il cibo può proprio essere rappresentato dall’esperienza, cioè da tutti gli avvenimenti che costellano la vita; questa esperienza è quindi elaborata nella nostra coscienza, così come il cibo ingerito viene lavorato all’interno del corpo e, come l’esperienza, proviene dal mondo circostante nel quale siamo inseriti. Che cosa ricaviamo dal cibo? Se è “buono” e ci fa bene, ne ricaviamo l’energia che ci consente di mantenere in vita il corpo e di agire creativamente verso l’esterno; anche le esperienze che facciamo, quando sono “buone”, nutrono in un certo senso il nostro spirito, che senza di esse non potrebbe manifestare le sue facoltà creatrici.

Vediamo nel corpo l’energia che esso riceve attraverso il cibo? No, ci è invisibile, così come il concetto di anima comunemente sfugge e non si sa darne una spiegazione diversa da quella di spirito. Eppure senza l’energia derivante dal cibo il corpo non potrebbe sopravvivere, al pari dello spirito, che senza l’esperienza incamerata nell’anima non sarebbe in grado si esprimersi compiutamente. Senza cibo il corpo muore; senza esperienza lo spirito non si risveglia. Le immagini della memoria inconscia si registrano nell’atomo-seme del corpo fisico, ma esso non può di per sé essere considerato l’anima, come il sistema digerente non può essere considerato l’energia che dal suo lavoro discende.

Dove si accumula l’energia portata dal cibo? Non possiamo definire ciò con precisione, ma dobbiamo dire che, attraverso il sangue, circola per tutto l’organismo. Allo stesso modo, se ci chiediamo dove l’esperienza si accumula nello spirito, possiamo rispondere che essa, attraverso l’anima, diventa parte integrante dello spirito stesso.

Diamoci il compito di mettere a frutto il più possibile le vibrazioni spirituali che il Cristo ci porta in questa stagione, in modo che al Suo prossimo ritorno, l’anno prossimo, ci trovi più vicini a Lui.